
Per un occidentale imparare a parlare, leggere e scrivere in cinese è una sfida durissima, oserei dire impossibile se non affrontata con enorme pazienza e disciplina, meglio se in giovane età.
Direi che questa difficoltà di apprendimento è direttamente proporzionale all’interesse di cui gode nel mondo d’oggi la cultura cinese perché, si sa, per conquistare le cose importanti bisogna faticare tanto. Chineasy è un progetto che vorrebbe rendere più facile lo studio del cinese; uso il condizionale perché resto convinto che l’aiuto che può dare a chi vuole imparare a esprimersi in questa lingua sia comunque modesto nell’economia generale dello sforzo richiesto, ma ciò non toglie che l’iniziativa sia meritevole. Vediamo meglio perché.
Come avrai già intuito dalla copertina dell’articolo, Chineasy semplifica la memorizzazione degli ideogrammi cinesi aggiungendo degli elementi più descrittivi e colorati a quell’insieme di strani segni che genericamente chiamiamo cinese.
Il sistema è efficacie perché il cinese usa dei pittogrammi che originariamente rappresentavano le cose, le persone e gli animali con numerosi segni di pennello; nel corso dei secoli i segni si sono semplificati per velocizzare la scrittura ma, con un po’ di immaginazione, è ancora possibile riconoscere il significato di molte parole.
Chineasy (il nome è molto azzeccato) da una mano alla nostra immaginazione, così che la parola “albero”, “persona” o “bocca” non sembrino più dei simboli totalmente astratti.
Chineasy è nato nel 2013 è ha subito riscontrato successo: le sue flashcards con i pittogrammi aumentati sono tradotte in numerose lingue e hanno garantito notorietà alla creatrice ShaoLan.
Il progetto è molto interessante dal punto di vista grafico (non potrebbe essere diversamente, dato che l’autore delle illustrazioni è il grande Noma Bar) e permette di apprendere alcuni rudimenti dell’alfabeto cinese oltre che, aggiungerei, a rendersi meglio conto di quanto siamo fortunati ad essere dei madrelingua di una scrittura fonetica… una geniale invenzione per cui dobbiamo ringraziare i Fenici, i Greci e i Latini.
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