
Thinking with type è il libro definitivo sul testo stampato, e sulle sue implicazioni nell’ambito della grafica e del web design. Un testo prezioso per chi vuole lavorare nell’editoria e nella pubblicità, che affronta l’argomento con metodo scientifico, trovando il giusto equilibrio tra storia, teoria e pratica.
E’ un libro pignolo, estremamente pignolo, ma non per questo privo d’ironia e sorprese, e ineccepibile nel contenuto nell’esposizione: mi è difficile immaginare qualcosa di più completo sull’utilizzo dei caratteri di stampa.
L’autrice è Ellen Lupton: designer, insegnante e curatrice che ha scritto numerosi libri ed articoli sul tema del design e dell’insegnamento.
La prima edizione di Thinking with type è del 2004 ma la copia che ho ricevuto è la seconda edizione del 2010 e include nuovi esercizi, esempi ed aneddoti. Non mi stupirei di vedere futuri aggiornamenti perché il libro continua ad avere un grande successo nelle scuole, e la sezione che riguarda il web sta diventando obsoleta e meriterebbe di essere estesa alle applicazioni per dispositivi mobili.
Il libro è diviso in tre capitoli (lettere, testo e griglia) a loro volta suddivisi in argomenti specifici come famiglie di font, anatomia del carattere, lettering, kerning, allineamento, gerarchia etc, etc…
Ogni argomento è affrontato partendo dalla sua evoluzione storica (quest’approccio è fondamentale per capire certe consuetudini e tecnologie) e completato da esempi, citazioni e consigli pratici, pensati anche per chi è alle prime armi. Il testo ha quindi diverse chiavi di letture, apprezzabili sia dagli utenti esperti che dai novizi.
Dopo la lettura di Thinking with type mi sono reso che non avevo ancora un’idea precisa di molte definizioni tecniche, e ho avuto l’ulteriore conferma di come disegnare un font completo sia un lavoro incredibilmente complicato e delicato.
L’aspetto che emerge più forte, tuttavia, è come il testo sia uno strumento in lenta ma continua, evoluzione. Non è banale rendersi conto di come prima la scrittura abbia trasformato un mondo sonoro in un mondo visivo, e di come poi l’invenzione della stampa abbia avviato la definizione di una serie di convenzioni visive che fino ad allora erano molto aleatorie e soggettive, perché nella mani di una stretta schiera di scribi e amanuensi.
La tipografia, attraverso gli spazi, la punteggiatura e gli stili, ha trasformato in un oggetto fisico qualcosa di immateriale come le pause, i silenzi e le enfasi della comunicazione verbale.
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