
La recente esposizione “System”, in mostra a Londra fino allo scorso dicembre, è un ottima occasione per parlare di Dieter Rams, uno dei designer più influenti e citati dal dopoguerra ad oggi.
La mostra espone poster con i quali alcuni importanti designer contemporanei hanno voluto omaggiare il lavoro di Rams per Braun e la sua influenza nell’industrial design contemporaneo.
Dieter Rams inizia a lavorare per Braun nel 1955, appena ventitreenne, e trova un azienda in grande trasformazione, dove i fratelli Erwin e Arthur Braun cercano una forte impronta innovativa per far rifiorire dalle difficoltà del dopoguerra tedesco l’attività da poco ereditata.
Da qui la collaborazione con l’accademia di design Ulm, che raccoglieva l’eredità della Bauhaus chiusa dai tedeschi nel 1933, e la volontà di rendere moderno un prodotto ormai obsoleto, come i vecchi apparecchi radio in legno scuro e lucido, con grandi griglie dorate.
In questo humus inizia a lavorare il giovane Dieter che, assunto per rinnovare gli interni dell’azienda, ben presto si dedica all’industrial design sotto l’ala di Fritz Eichler, fino a diventare direttore del dipartimento design nel 1961, ruolo che manterrà fino al 1995.
Nel corso di questi trentanni sviluppa per Braun alcuni prodotti ormai iconici, come il giradischi SK-4, il proiettore D-series o la calcolatrice ET66 , il cui successo è così immediato da venire esposti al MoMa di New York già negli anni ‘60; ma soprattutto sviluppa uno stile facilmente identificabile che rompe col passato.
Rams codificò l’uso del colore di tutti i prodotti Braun: bianchi o grigi, a cui era possibile aggiungere altri colori solo per pochi pulsanti che dovevano essere facilmente identificati (come l’accensione), riuscendo a mantenere una grande pulizia visiva. Nel 1965 inizia ad utilizzare il nero per gli impianti audio, creando di fatto uno standard per il settore tutt’ora utilizzato.
Pulsanti e scale numeriche vennero semplificati, ridotti e disposti in maniera lineare e rigosa, per rendere l’oggetto semplice sia nell’estetica che nella fruibilità.
Negli anni ‘70 Rams dà forma alle sue linee guida con 10 regole che sono di fatto diventate i “10 comandamenti” per migliaia di studenti e designer, introducendo tra i primi l’idea di design sostenibile e di rifiuto dell’obsolescenza:
- Il buon design è innovativo.
- Il buon design rende un prodotto utile
- Il buon design è estetico.
- Il buon design aiuta a comprendere un prodotto.
- Il buon design è discreto.
- Il buon design è onesto.
- Il buon design è duraturo.
- Il buon design lo è fino all’ultimo dettaglio.
- Il buon design è attento all’ambiente.
- Il buon design è “meno design” possibile.Torna alla purezza, torna alla semplicità.
Al di là di questo rigore formale, Rams pensava che lo scopo dei suoi prodotti fosse divertire e dare soddisfazione al loro utilizzatore: da qui la scelta, ad esempio, di cambiare nel tempo l’equalizzazione dei propri apparati audio secondo le diverse mode musicali. L’utente è sempre il centro del suo progetto.
Oggi possiamo ritrovare lo stile di Dieter Rams per Braun ovunque grazie ai suoi standard (il nero degli audio, il piatto trasparente dei giradischi, gli equalizzatori in linea) e al lavoro di designer moderni tra cui i celebri Jasper Morrison (Rowenta, Samsung, Olivetti e altri) e Jonathan Ive (Apple), che non esitano a indicare il Rams come loro principale fonte d’ispirazione.
Nessun commento
Non c'è ancora nessun commento.
RSS feed dei commenti a questo articolo.
Al momento l'inserimento di commenti non è consentito.