
Nel febbraio scorso ELMANCO sollevò una questione che in questi giorni ha finalmente raggiunto anche i principali telegiornali: quella della messa in commercio di veicoli in grado di superare i limiti di velocità.
L’occasione è stata la pubblicazione delle prime statistiche sugli effetti del sistema elettronico di controllo della velocità nelle autostrade italiane. Ad un anno della sua introduzione, nei tratti in cui è stato installato Tutor, il tasso di mortalità è diminuito del 50% e quello relativo ai feriti del 34%.
A questo dato ne aggiungo un altro sorprendentemente significativo: i tratti autostradali più rettilinei e meno trafficati hanno generalmente tassi di mortalità più elevata della media (per esempio il tratto Faenza-Ravenna è uno dei più “pericolosi”!), perché in tali condizioni di guida inducono ad aumentare la velocità, riducendo di conseguenza tempo e spazio disponibili per reagire ad eventuali imprevisti. Il pericolo è maggiore proprio quando non lo percepisci.
L’argomento è delicato, perché tocca nel profondo le abitudini e le passioni di tanti automobilisti e sportivi italiani, ma è inconfutabile che l’alta velocità sia una delle principali cause di incidenti sulle strade italiane. Incidenti che oltretutto colpiscono la fascia più giovane e produttiva (e sempre più esigua) della nostra società. Una delle problematiche con cui il design, ed il marketing, dovranno confrontarsi nei prossimi anni sarà produrre veicoli più lenti, più piccoli, più economici, e di conseguenza meno inquinanti. Ovviamente una tendenza del genere danneggerà molti produttori, ma potrà invece dimostrarsi la fortuna di tanti altri.
L’articolo precedente aveva innescato un discreto dibattito; purtroppo i vecchi commenti sono andati perduti nel cambio di piattaforma, ma cerchiamo di restare in argomento e lasciare perdere i confronti con alcool e fumo…
Anche io odio alcuni assurdi limiti dei 50 in strade extraurbane, ma vendere automobili che superano i 150, obiettivamente, a chi giova?
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